Abdoulie Keita - "Il mio cammino, passo dopo passo"
Dall’infanzia trascorsa in un villaggio del Gambia al presente in Italia, tra lavoro, studio e sogni per il futuro: Abdoulie ci racconta con sincerità e lucidità il suo percorso. Una testimonianza di forza, adattamento e speranza, che mette al centro l'importanza dell’impegno personale, del sostegno ricevuto e della volontà di costruirsi una nuova vita, un passo alla volta.
Puoi raccontarci qualcosa della tua infanzia e della tua vita in Gambia?
Mi chiamo Abdoulie Keita e vengo dal Gambia. Sono nato a Banjul, la nostra capitale, ma quando avevo due anni mi hanno portato in un villaggio da mia nonna, dove ho trascorso molto tempo, dai due fino ai quindici anni. Mia nonna mi ha mandato a scuola, dalla primaria fino alle superiori. Ero molto bravo a scuola e avevo un buon rapporto con lei. Non ho passato molto tempo con i miei genitori. Mio padre è tornato in Mali e mia madre si è sposata con un altro uomo.
Quali erano i tuoi sogni o obiettivi da bambino?
Da bambino avevo un grande sogno: diventare contabile, perché ero molto bravo in matematica e scienze. Molti dei miei insegnanti mi consigliavano di proseguire gli studi in contabilità. Ma il mio sogno ha iniziato a svanire quando ho perso mia nonna. Avevo tutte le opportunità per studiare, ma dopo la sua morte ho cominciato a vedere molti cambiamenti nel rapporto tra me e la mia famiglia, e questo mi ha portato ad abbandonare la scuola.
Quando sei arrivato in Italia? Ricordi il tuo primo giorno qui?
In Italia non ho incontrato molte difficoltà. Il problema principale per me è stato l’ambiente culturale, inizialmente molto diverso dal mio. Sono successivamente riuscito ad integrarmi grazie alla lingua e alla conoscenza di alcune persone.
C’è stato qualcuno che ti ha aiutato nei momenti difficili?
Sono stato accolto all'interno della cooperativa Forme, che mi ha aiutato molto nel mio percorso di inclusione. Mi hanno mandato a scuola per imparare la lingua italiana. La signora Laura mi ha sostenuto anche nella ricerca di un lavoro, e grazie a lei sto lavorando nel posto dove sono attualmente impiegato.
Abdoulie nel 2022 è stato accolto da Forme all’interno del CAS, dopo un viaggio migratorio via mare, partendo dal Gambia e passando per la Tunisia. Laura Pizzatti Sertorelli del team Forme ci racconta la sua storia.
Abdoulie è arrivato al CAS nel 2022. È stato accolto all’interno di un appartamento gestito da Forme in convenzione con la Prefettura di Sondrio, una casa condivisa con altri tre ragazzi di diversa cultura e provenienza. Da subito Abdoulie ha mostrato un grande desiderio di apprendere nuove conoscenze e competenze, in una realtà per lui tutta nuova. Fin dalle prime settimane ha frequentato con interesse la scuola di italiano per adulti sul territorio e i corsi organizzati dalla nostra cooperativa per il potenziamento della lingua.
Dopo un percorso iniziale di orientamento e accompagnamento al lavoro con gli operatori di Forme, ha trovato lavoro in un ristorante locale con un contratto full time. Visto il suo impegno al lavoro e la relazione positiva costruita con colleghi e datore di lavoro, nel giro di poco tempo ha trovato stabilità economica con un’assunzione a tempo indeterminato.
Grazie alla collaborazione tra gli operatori di progetto e il datore di lavoro, nel settembre del 2023 siamo riusciti ad accompagnare Abdoulie verso un’autonomia abitativa sul territorio, al di fuori del progetto di accoglienza. Per lui è stato un traguardo significativo, frutto di un percorso intenso, costruito con determinazione e impegnandosi ogni giorno. Accanto al lavoro, Abdoulie ha sempre riservato un ruolo centrale anche all’istruzione: in quest’anno scolastico 2023-2024 sta studiando al Cpia di Sondrio per conseguire il titolo di licenza media.
Come hai imparato l’italiano? È stato difficile?
La cooperativa (Forme) in cui mi trovavo mi ha iscritto alla scuola CPIA, dove ho iniziato a studiare la lingua italiana. All’inizio è stato un po’ difficile impararla, perché avevo studiato inglese e un po’ di francese, ma non sapevo che in Italia si parlasse una lingua completamente diversa. All’inizio è stato complicato, ma con l’impegno sto migliorando.
Hai seguito corsi o progetti per formarti professionalmente?
Si ho fatto scuola media. E poi sto facendo la patente di guida in una autoscuola.
Oggi lavori in cucina e come mediatore culturale. Come sei arrivato a questi ruoli?
Si ho fatto scuola media. EPer fare il mediatore culturale, è importante conoscere un po’ la lingua italiana e anche alcuni dialetti africani. Quando sono stato accolto dalla cooperativa Forme, mi hanno mandato a scuola per imparare l’italiano. Ho preso lo studio molto seriamente, e ora riesco a parlare bene la lingua.
Il lavoro in cucina non era il mio sogno, ma è stata un’opportunità che ho colto per entrare in una ditta. Alla fine, ho scoperto che questo lavoro mi piace.
Mi trovo molto bene con i colleghi, c’è un bel gruppo, e grazie a questo impiego riesco a vivere da solo.
Cosa ti rende più orgoglioso del percorso che hai fatto finora?
Sono molto orgoglioso di essere diventato un mediatore culturale, anche se lo sono da poco tempo.
Ringrazio la cooperativa Forme, che mi ha consigliato di frequentare la scuola per imparare l’italiano.
Lì ho trovato insegnanti molto bravi, che mi hanno aiutato a imparare la lingua in poco tempo.
Che cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?
Nel mio tempo libero mi piace molto leggere libri e seguire corsi.
Adesso mi sono iscritto in una palestra, dove vado ogni lunedì e venerdì per allenarmi un po’.
Quali sono i tuoi sogni per il futuro, sia personali che professionali?
In futuro vorrei seguire un corso professionale e trovare una compagna con cui creare una famiglia qui in Italia.
C’è un messaggio che vorresti lasciare a giovani?
Il mio messaggio per tutti i giovani è di essere sempre positivi.
Non bisogna credere nella fortuna, ma nel duro lavoro, perché il duro lavoro ripaga sempre.
Questo è un consiglio che dobbiamo tenere a mente: se vuoi ottenere qualcosa, devi fare qualcosa.
Non dipendere da nessuno.